Discorso inaugurale della presidente della Confederazione
Incontro annuale del World Economic Forum 2025 a Davos

Fa fede la versione orale
Egregio Professor Schwab,
Eccellenze,
Gentili Signore e Signori,
se oggi qui a Davos vi chiedessi di trovare qualche buon motivo per essere fiduciosi, forse vi metterei in difficoltà. Non temete, non vi chiederò di fare questo sforzo, anzi, sarò io stessa a darvi un motivo veramente buono: il benessere di uno Stato e dei suoi cittadini non è frutto del caso, bensì è possibile individuare delle regole e dei principi. Per queste affermazioni scientificamente provate, Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson hanno ottenuto il Premio Nobel per l’Economia 2024.
I tre hanno dimostrato che, a lungo termine, i Paesi che si dotano di istituzioni inclusive, tutelano i diritti dei propri cittadini e promuovono la concorrenza leale prosperano. Dove potere e risorse sono concentrati nelle mani di pochi, invece, benessere collettivo e pace sociale non attecchiscono. In un momento storico che offre poche certezze, questa constatazione funge da punto di riferimento, mostra la via e rinsalda i valori democratici e liberali.
Eccellenze,
Gentili Signore e Signori,
oggi più che mai abbiamo bisogno di punti di riferimento. Il settimanale britannico The Economist ha scritto che viviamo nell’«era delle imprevedibilità prevedibili». In un momento in cui le certezze diventano relative e dobbiamo sempre essere pronti ad affrontare nuove sorprese, è importante creare fiducia ogniqualvolta è possibile farlo.
Tocca in primo luogo alla politica creare le condizioni quadro necessarie, a livello sia nazionale sia internazionale. Mi riallaccio alla ricerca dei premi Nobel per passare in rassegna le condizioni quadro che ogni Stato deve garantire autonomamente. La forza interna e di conseguenza il benessere e la stabilità dei singoli Stati favoriscono infatti anche la comunità internazionale, la cui forza è in ultima analisi la somma di quella dei suoi membri.
Mi soffermo anzitutto sulla dimensione istituzionale. Per creare la fiducia necessaria affinché tutti abbiano la possibilità di esprimere liberamente le proprie potenzialità in funzione delle loro capacità, gli Stati devono disporre di istituzioni stabili e di regole che proteggano tale libertà. Entro questo quadro sicuro anche l’economia può generare benessere.
In secondo luogo c’è la concorrenzialità, interna ma anche esterna. Senza concorrenza non c’è innovazione, e senza innovazione non c’è progresso. Si pensi al cambiamento climatico: senza avanzamenti tecnologici non riusciremo a contrastarlo. Affinché tutti possano beneficiare delle idee migliori, tuttavia, i mercati di produzione e dei beni devono essere aperti. E questi ultimi funzionano correttamente soltanto in presenza di regole eque e trasparenti. Il libero scambio di beni e servizi ha mitigato la povertà in molte regioni del mondo e ha aumentato il benessere dell’umanità in generale. Sarebbe un errore dimenticarlo. Indubbiamente c’è un margine di miglioramento: sono numerose le persone che si sentono escluse nel mondo globalizzato e ciò influisce sulla credibilità delle istituzioni nazionali e internazionali. Questa è un’altra ragione, seppur non meramente economica, per cui la Svizzera continuerà a impegnarsi a favore di scambi commerciali aperti con regole chiare.
In terzo luogo cito la forza fiscale. La solidità delle finanze pubbliche è particolarmente importante proprio in tempi di instabilità. Essa aumenta la forza e la resilienza alle crisi dello Stato, permettendogli di investire non soltanto nell’educazione e nell’infrastruttura, ma anche nella sicurezza. In quella sociale, ma - specie di questi tempi - anche in quella militare. Per essere credibile e sovrano uno Stato deve disporre di risorse sufficienti per adempiere il suo compito principale di garantire la sicurezza. Al contempo la capacità di agire di uno Stato è anche la ricetta più efficace contro le tendenze populiste.
All’inizio del mio intervento ho detto che la concentrazione di potere e risorse nelle mani di pochi può ostacolare il benessere collettivo e la pace sociale. Voglio aggiungere che lo stesso succede quando la politica spreca il denaro dei lavoratori, spendendo senza criterio e senza fornire prestazioni in cambio. Oppure se vive a credito, a scapito delle generazioni future. Tra i presenti non sono di certo l’unica che si preoccupa del crescente importante indebitamento di numerosi Paesi. L’indebitamento non è un rischio soltanto per questi Paesi, ma anche per la stabilità dei mercati finanziari internazionali.
Quale ministra delle finanze, negli scorsi anni ho avuto modo di trattare in modo approfondito questa tematica. Non c’è mercato più globalizzato di quello finanziario. La sua stabilità richiede quindi uno sforzo multilaterale. Dopo il crollo di Credit Suisse, la Svizzera ha potuto evitare che la perdita di fiducia nei confronti di un unico istituto bancario generasse una crisi finanziaria internazionale. Ciò è stato possibile anche perché la Svizzera dispone di istituzioni robuste, è finanziariamente forte e ha potuto garantire somme importanti. Tuttavia non è stato facile, e ritengo che una regolamentazione internazionale più severa sia imprescindibile.
Eccellenze,
Gentili Signore e Signori,
la Svizzera intende fare la sua parte e tutelare la sua forza interna e la sua sovranità. Ciò le consente anche di impegnarsi sul piano internazionale e di agire solidalmente a favore degli interessi globali. Tuttavia, per questo tipo di solidarietà occorrono accordi internazionali che vengano rispettati. In questo contesto, la Svizzera si impegna per una pace equa e duratura in Ucraina e per la ricostruzione a lungo termine del Paese. Per quanto riguarda il Medio Oriente, la Svizzera accoglie con favore il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e riconosce in questo contesto gli sforzi negoziali di Stati Uniti, Egitto e Qatar.
Ma non solo la politica, anche l’economia deve assumersi delle responsabilità, nei confronti di sé stessa, dell’educazione, dell’ambiente e della società. Per dirla diplomaticamente, in questo ambito c’è sicuramente un margine di miglioramento. In ogni caso, da qualche anno si osserva che anche l’economia cerca sempre più spesso il sostegno dello Stato. Una tendenza che è stata rafforzata dalla pandemia. Anche gli eccessi salariali erodono la fiducia nei confronti dell’economia. Il grande impegno sociale e ambientale di numerose aziende, dall’impresa artigianale alla multinazionale, rischia di passare in secondo piano a causa di queste insufficienze. A tutti voi rivolgo un invito: tornate a far splendere l’imprenditorialità. In contropartita vi prometto che la Svizzera si impegnerà a favore di condizioni quadro affidabili sul piano nazionale e internazionale.
Eccellenze,
Gentili Signore e Signori,
i tempi non favoriscono chi non ha punti di riferimento interni e chi procede alla cieca. Così come in inverno Davos non è luogo per chi indossa scarpe inadatte, fate attenzione! E mi raccomando: evitiamo gli scivoloni!
Grazie!
Consigliera federale Karin Keller-Sutter

Anno presidenziale 2025
Karin Keller-Sutter sarà la presidente della Confederazione nel 2025.

Biografia
La consigliera federale Karin Keller-Sutter è a capo del Dipartimento federale delle finanze da gennaio 2023.

Foto autografata
Ordinare una cartolina autografata dalla Presidente della Confederazione svizzera.

Interviste e contributi
Selezione di interviste della Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter.

Discorsi
I discorsi della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter in versione integrale.