In occasione della votazione popolare del 30 novembre 2025, gli elettori hanno rifiutato L’iniziativa popolare «Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo (Iniziativa per il futuro)» promossa dalla Gioventù Socialista (GISO) con il 78,3 per cento di voti favorevoli e il 21,7 per cento di voti contrari. La partecipazione al voto è stata del 42,9 per cento.
Presentazione dei risultati
L’essenziale in breve
Attualmente, 24 Cantoni riscuotono un’imposta sulle successioni e 23 anche sulle donazioni (il Cantone di Lucerna non prevede un’imposta sulle donazioni, mentre Obvaldo e Svitto non tassano né le successioni né le donazioni). I coniugi e i discendenti diretti sono generalmente esentati dall’imposta o soggetti a un’aliquota bassa. A livello federale, non esiste alcuna imposta sulle successioni o sulle donazioni.
L’«Iniziativa per il futuro» propone l’introduzione di un’imposta sulle successioni e sulle donazioni a livello federale. Il comitato d’iniziativa stima un gettito medio annuo di 6 miliardi di franchi. Le stime della Confederazione sono nettamente inferiori e indicano che l’iniziativa potrebbe persino comportare una riduzione delle entrate per Confederazione, Cantoni e Comuni, perché i soggetti interessati potrebbero trasferirsi all’estero o rinunciare a stabilirsi in Svizzera, con conseguenti perdite anche sul fronte dell’imposta sul reddito e sulla sostanza.
Contesto
La Svizzera si è posta l’obiettivo di ridurre a zero l’impatto delle proprie emissioni di gas serra entro il 2050. Attualmente la Confederazione dispone di oltre 2 miliardi di franchi all’anno per attuare misure di promozione mirate. Secondo i promotori dell’iniziativa, l’attuale politica climatica non è sufficientemente ambiziosa. Essi chiedono maggiori risorse finanziarie per affrontare la crisi climatica, proponendo che le successioni e le donazioni superiori a 50 milioni di franchi siano tassate a livello federale al 50 per cento. Si stima che in Svizzera circa 2500 economie domestiche dispongano di un patrimonio superiore a tale soglia.
Misure centrali
Per introdurre la nuova imposta federale sulle successioni e sulle donazioni è necessario modificare la Costituzione. L’iniziativa prevede le seguenti disposizioni:
applicazione della nuova imposta federale in aggiunta alle imposte sulle successioni e sulle donazioni già riscosse dalla maggior parte dei Cantoni. La competenza di questi ultimi di riscuotere un’imposta sulle successioni e sulle donazioni rimane invariata;
riscossione dell’imposta a partire da una franchigia unica di 50 milioni di franchi sull’importo complessivo della successione e di tutte le donazioni. Tale franchigia sarà adeguata periodicamente al rincaro.
l’aliquota d’imposta ammonterebbe al 50 per cento;
attribuzione del gettito dell’imposta in ragione di due terzi alla Confederazione e di un terzo ai Cantoni. Le entrate devono essere impiegate per «combattere la crisi climatica in modo socialmente equo e per apportare all’economia nel suo complesso la trasformazione necessaria a tal fine»;
disposizioni d’esecuzione a livello federale volte a prevenire l’elusione fiscale, in particolare in relazione alla partenza dalla Svizzera, all’obbligo di registrazione le donazioni e all’esaustività dell’imposizione;
riscossione della nuova imposta federale sulle successioni e sulle donazioni effettuate a partire dal momento dell’accettazione dell’iniziativa, anche se le disposizioni d’esecuzione venissero adottate solo in un secondo momento.
Con l’introduzione di un’imposta sulle successioni e sulle donazioni del 50 per cento a partire da un patrimonio di 50 milioni di franchi, meno persone facoltose sceglierebbero la Svizzera come Paese di residenza. Si tratta di persone che già oggi forniscono un contributo sostanziale alle entrate di Confederazione, Cantoni e Comuni e quindi anche alla politica climatica attraverso le imposte progressive sul reddito e sulla sostanza.
L’introduzione di questa imposta potrebbe provocare cambiamenti comportamentali significativi da parte dei contribuenti interessati. È questa la conclusione a cui giunge il professor Marius Brülhart dell’Università di Losanna nella sua perizia commissionata dall’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC). Secondo le sue stime, tra il 77 e il 93 per cento del potenziale sostrato fiscale potrebbe defluire all’estero. Sulla base della perizia del professor Brülhart e di un’ulteriore rilevazione dei dati eseguita presso i Cantoni, l’AFC stima che il sostrato fiscale in deflusso potrebbe essere ancora più elevato (85‒98 %). Di conseguenza, l’imposta sulle successioni e sulle donazioni frutterebbe un gettito modesto, compreso tra 100 milioni e 1,1 miliardi di franchi. Nel contempo, alle nuove entrate si contrapporrebbero ingenti perdite nell’ambito dell’imposta sul reddito e sulla sostanza esistente. In definitiva, l’iniziativa potrebbe quindi comportare una perdita di gettito fiscale per Confederazione e Cantoni per quanto riguarda l’imposta sul reddito e sulla sostanza, anche perché le persone domiciliate all’estero potrebbero decidere di non trasferirsi in Svizzera. Concretamente, l’AFC stima che le perdite rispetto a oggi potrebbero oscillare tra 200 milioni e 3,6 miliardi di franchi, pur rimarcando che, nonostante una base dati migliorata, si tratta di stime approssimative.
A essere maggiormente esposti ai rischi legati all’imposta sul reddito e sulla sostanza sono i Cantoni e i Comuni, mentre la Confederazione sarebbe meno toccata. L’introduzione di un’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni ridurrebbe inoltre il margine d’azione dei Cantoni nell’imposizione di tali averi patrimoniali. Sebbene ai Cantoni spetterebbe una parte del gettito della nuova imposta federale, non potrebbero disporne liberamente, poiché l’iniziativa ne vincola l’utilizzo a favore della politica climatica.
Inizio dell’imposizione e misure per contrastare l’elusione fiscale
L’iniziativa prevede che le successioni e le donazioni siano assoggettate dalla data di accettazione della stessa. Pertanto, se una persona morisse il giorno dell’accettazione, il suo patrimonio sarebbe tassato. Tuttavia, le disposizioni richieste dall’iniziativa per contrastare l’elusione fiscale sarebbero applicate solo dal momento della loro emanazione e non avrebbero effetto retroattivo. Non è chiaro quali misure potrebbero essere adottate né se sarebbero applicabili anche a livello internazionale. Alla luce di considerazioni di carattere costituzionale, il Consiglio federale esclude l’introduzione di un’imposta di partenza, ritenendola un’ingerenza sproporzionata nella libertà personale e nella libertà di domicilio, poiché il trasferimento all’estero può avvenire anche per motivi diversi dall’elusione fiscale.
La Svizzera persegue già oggi una politica climatica attiva
L’Esecutivo condivide l’obiettivo principale dell’iniziativa nell’ottica della protezione del clima, tuttavia la Confederazione persegue già oggi una politica climatica attiva. Con la legge sul clima e sull’innovazione, la legge sul CO2 e la legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, la Confederazione dispone degli strumenti legali necessari al fine di raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra a un saldo netto pari a zero entro il 2050. Infatti, la Confederazione dispone ogni anno di oltre 2 miliardi di franchi da investire nella protezione del clima e nella trasformazione dell’approvvigionamento energetico.
La modalità di finanziamento della politica climatica proposta dall’iniziativa non creerebbe alcun incentivo aggiuntivo a comportamenti rispettosi del clima, poiché la nuova imposta sarebbe dovuta indipendentemente dal fatto che una persona adotti o meno uno stile di vita sostenibile. Vi sarebbe persino il rischio di creare falsi incentivi. Se l’iniziativa dovesse riuscire a raggiungere il suo obiettivo in termini finanziari, sarebbe necessario impiegare il gettito fiscale derivante dalla nuova imposta federale sulle successioni e sulle donazioni esclusivamente per la lotta contro i cambiamenti climatici, a prescindere dal fabbisogno effettivo. Di conseguenza aumenterebbe il rischio di impiegare le uscite statali in modo inefficace e non commisurato al fabbisogno e ciò potrebbe provocare effetti di trascinamento.
Ultime votazioni su un’imposta nazionale sulle successioni
L’ultima votazione popolare sull’introduzione di un’imposta nazionale sulle successioni risale al 2015. L’iniziativa «Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS (Riforma dell’imposta sulle successioni)» proponeva di introdurre un’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni con un’aliquota del 20 per cento applicabile a partire da una franchigia unica di 2 milioni di franchi. L’iniziativa prevedeva esenzioni e agevolazioni fiscali. Il gettito sarebbe stato destinato per due terzi all’AVS e per un terzo ai Cantoni. A differenza della proposta attuale, le imposte cantonali sulle successioni e sulle donazioni sarebbero state abolite. Il 14 giugno 2015, il Popolo e i Cantoni hanno respinto l’iniziativa con il 71,7 per cento dei voti.
L’iniziativa popolare della GISO propone l’introduzione di un’imposta federale del 50 per cento sulle successioni e sulle donazioni superiori a 50 milioni di franchi. Il gettito dell’imposta verrebbe attribuito in ragione di due terzi alla Confederazione e di un terzo ai Cantoni e sarebbe impiegato «per combattere la crisi climatica in modo socialmente equo e per apportare all’economia nel suo complesso la trasformazione necessaria a tal fine».
Le successioni e le donazioni superiori a 50 milioni di franchi sarebbero soggette a imposta. Solo la quota che supera tale importo sarebbe tassata con un’aliquota fiscale del 50 per cento.
Esempi
Una persona lascia in eredità 200 milioni di franchi. Di questi, 50 milioni sono esenti da imposta, mentre 150 milioni sono tassati al 50 per cento. L’imposta ammonta dunque a 75 milioni di franchi.
Una persona dona valori patrimoniali dell’ordine di 30 milioni di franchi. Poiché la franchigia di 50 milioni di franchi non è stata utilizzata, non vi sono conseguenze fiscali. Cinque anni dopo, questa persona muore e lascia un patrimonio di 170 milioni di franchi. Del patrimonio complessivo donato e lasciato in eredità pari a 200 milioni di franchi, 150 milioni sono soggetti a un’imposta del 50 per cento, che corrisponde a un importo fiscale di 75 milioni di franchi.
Si tratta di un’imposta sulla massa successoria applicata all’intera quota ereditaria. L’eredità viene distribuita agli eredi solo dopo la deduzione dell’imposta. Per contro, le imposte cantonali sulle successioni e sulle donazioni sono concepite come imposte sulle quote ereditarie; ciò significa che ogni singolo erede o donatario deve pagare l’imposta sulla propria quota.
Il Consiglio federale ritiene che l’iniziativa comprometterebbe gravemente l’attrattiva della Svizzera per i contribuenti più facoltosi, inducendoli a lasciare il Paese o a rinunciare a stabilirvisi. L’iniziativa potrebbe addirittura comportare una diminuzione delle entrate per la Confederazione e i Cantoni, non raggiungendo così il suo vero obiettivo finanziario, ovvero aumentare le entrate fiscali (v. anche domanda Quali sarebbero le ripercussioni finanziarie dell’iniziativa?).
Inoltre, non sono previste eccezioni per gli averi legati all’attività economica quali gli averi d’esercizio o il patrimonio vincolato o investito in imprese familiari. Ciò complicherebbe notevolmente la gestione corrente e la pianificazione successoria delle imprese, in particolare se il loro patrimonio dovesse essere utilizzato per pagare l’imposta (v. anche domanda In che misura l’attuazione dell’iniziativa potrebbe tenere conto del fatto che i valori patrimoniali possano essere vincolati a imprese (familiari) e non essere a disposizione delle persone potenzialmente interessate per il pagamento di un’eventuale imposta federale sulle successioni e sulle donazioni?).
Il Consiglio federale ritiene inoltre che la Confederazione e i Cantoni stiano già conducendo una politica climatica coerente. La Svizzera si è impegnata a raggiungere l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050 e, grazie alla legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica (LOCli), alla legge sul CO2 e alla legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, sono già disponibili oltre 2 miliardi di franchi all’anno per la lotta contro i cambiamenti climatici. L’iniziativa non è pertanto considerata necessaria (v. anche domande L’idea dell’iniziativa è quella di creare una politica climatica sociale e in generale di investire di più nella politica climatica. Quanta importanza riveste il tema della «politica climatica» per il Consiglio federale? e In che modo l’attuale politica climatica è più efficace rispetto a un’imposta sulle successioni nel coinvolgere i detentori di grandi patrimoni nella lotta contro il riscaldamento climatico?).
Infine, sebbene la competenza cantonale in materia di riscossione delle imposte sulle successioni e sulle donazioni non sia messa in discussione, l’iniziativa ridurrebbe il margine di manovra fiscale dei Cantoni e, data la destinazione esclusiva delle entrate alla politica climatica, pregiudicherebbe anche la loro autonomia finanziaria (v. anche domanda Quale sarebbe il ruolo dei Cantoni se l’iniziativa fosse accettata?).
Il testo dell’iniziativa prevede che le disposizioni d’esecuzione necessarie per l’attuazione della stessa si applichino retroattivamente alle successioni e alle donazioni effettuate dopo l’eventuale accettazione dell’iniziativa. Dopo l’entrata in vigore delle disposizioni d’esecuzione sarebbero quindi tassate anche le successioni e le donazioni effettuate in precedenza da una persona domiciliata in Svizzera, ossia nel periodo compreso tra la votazione popolare e l’entrata in vigore di tali disposizioni.
Concretamente, ciò significa che se l’iniziativa popolare fosse accolta e il giorno successivo morisse in Svizzera una persona con una sostanza superiore a 50 milioni di franchi, tale eredità sarebbe tassata retroattivamente a partire dall’entrata in vigore delle relative disposizioni d’esecuzione. Tuttavia, la retroattività non si applica alle misure di «prevenzione dell’elusione fiscale» che devono essere adottate ai sensi della disposizione transitoria (v. anche domanda La retroattività si applica anche alle misure di «prevenzione dell’elusione fiscale» richieste dall’iniziativa?).
No. Gli accertamenti giuridici hanno dimostrato che tali misure non possono essere applicate retroattivamente alla data di accettazione dell’iniziativa. L’applicazione retroattiva della nuova normativa colliderebbe con il principio della fiducia garantito dalla Costituzione federale, motivo per cui la retroattività dovrebbe essere espressamente prevista dalla norma costituzionale o almeno risultare chiaramente da essa; ciò non è il caso delle misure di «prevenzione dell’elusione fiscale».
La definizione concreta delle misure di «prevenzione dell’elusione fiscale» dovrebbe essere approfondita in caso di accettazione dell’iniziativa. Tuttavia, il messaggio del Consiglio federale fornisce già alcune precisazioni al riguardo.
Limitare o vietare la partenza dalla Svizzera alle persone potenzialmente interessate dall’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni, ad esempio ritirando il passaporto oppure controllando i movimenti di capitale, è escluso per motivi legali. Tali misure costituirebbero un’ingerenza sproporzionata nella libertà personale e nella libertà di domicilio.
Ciò vale anche per un’imposta di partenza che prevederebbe un’imposizione precauzionale al momento del trasferimento all’estero di una persona potenzialmente interessata. Questa misura è già stata discussa pubblicamente. Analisi giuridiche in materia hanno dimostrato che anche un’imposta di questo tipo costituirebbe un’ingerenza sproporzionata nella libertà personale e nella libertà di domicilio, poiché il trasferimento all’estero può avvenire anche per motivi diversi dall’elusione fiscale, ad esempio per motivi professionali o familiari.
Una possibile misura per contrastare l’elusione fiscale potrebbe essere la cosiddetta «imposizione retroattiva», che consiste nel non riconoscere il trasferimento di domicilio dalla Svizzera all’estero per un certo periodo di tempo. Ai fini dell’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni si continuerebbe a considerare un domicilio permanente in Svizzera per un periodo limitato, ad esempio per cinque anni. Se una persona interessata dovesse fare una donazione o morire entro cinque anni dal trasferimento del domicilio, la Svizzera riscuoterebbe l’imposta sulle successioni o sulle donazioni a livello federale. Tuttavia, un’imposizione retroattiva sarebbe difficilmente applicabile, tra l’altro a causa delle convenzioni per evitare la doppia imposizione.
Anche a prescindere da eventuali conflitti con tali convenzioni, un’imposizione retroattiva sarebbe difficilmente applicabile. In ogni caso, al momento la Svizzera non potrebbe far valere direttamente una pretesa di imposta sulle successioni all’estero, poiché non ha convenuto con alcuno Stato l’assistenza in materia di esecuzione relativamente a tale imposta.
Il testo dell’iniziativa richiede l’«esaustività dell’imposizione». In questo modo, l’iniziativa stessa non ammette esclusioni dall’imposta, come ad esempio l’esenzione fiscale per i discendenti o il coniuge superstite né le agevolazioni fiscali per il patrimonio (familiare) vincolato o investito in imprese.
L’iniziativa prevede che i Cantoni applichino e riscuotano l’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni.
Allo stesso tempo, spetterebbe loro un terzo delle entrate della nuova imposta federale. Come la Confederazione, dovrebbero utilizzare questi fondi per la lotta contro i cambiamenti climatici ed emanare le relative disposizioni esecutive. La destinazione vincolata dei fondi limiterebbe il margine di manovra fiscale dei Cantoni.
Con l’approvazione dell’iniziativa, i Cantoni rimarrebbero competenti per la riscossione delle proprie imposte sulle successioni e sulle donazioni. Ad eccezione di Svitto e Obvaldo, tutti i Cantoni riscuotono un’imposta sulle successioni e 23 Cantoni tassano anche le donazioni. Tuttavia, la nuova imposta federale ridurrebbe l’importo delle successioni e delle donazioni tassate dai Cantoni.
La perizia commissionata dall’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) al professor Marius Brülhart conclude che l’aliquota fiscale del 50 per cento richiesta dall’iniziativa per i patrimoni superiori a 50 milioni di franchi determinerebbe una riduzione del potenziale sostrato fiscale compresa tra il 77 e il 93 per cento. La perizia è disponibile in francese e tedesco all’indirizzo: www.estv.admin.ch > L’AFC > Politica fiscale > Perizie, rapporti e documenti di lavoro di politica fiscale. Sulla base dei dati cantonali dettagliati raccolti con una rilevazione ad hoc, l’AFC stima una possibile perdita leggermente più elevata, compresa tra l’85 e il 98 per cento. Dei 4 miliardi di franchi di entrate fiscali stimate che la nuova imposta sulle successioni e sulle donazioni potrebbe fruttare, dopo gli effetti delle partenze rimarrebbero quindi solo tra i 100 e i 650 milioni, a seconda delle circostanze.
Allo stesso tempo, un aumento delle partenze dalla Svizzera di contribuenti facoltosi comporterebbe una perdita di gettito fiscale, in particolare per quanto riguarda le attuali imposte sul reddito e sulla sostanza, i cui ricavi oggi provengono per circa il 40 per cento dall’1 per cento dei contribuenti con il reddito e il patrimonio più elevati. Inoltre, l’attuazione avrebbe un effetto negativo sull’immigrazione delle persone molto facoltose, che in futuro non si stabilirebbero più in Svizzera. In definitiva, l’accettazione dell’iniziativa potrebbe pertanto tradursi in un saldo negativo delle entrate per le amministrazioni pubbliche.
Concretamente, alle entrate derivanti dalla nuova imposta federale sulle successioni e sulle donazioni, pari a 100–650 milioni di franchi, potrebbero contrapporsi perdite stimate tra 2,8 e 3,7 miliardi di franchi a livello federale, cantonale e comunale nell’ambito dell’imposta sul reddito e sulla sostanza. Facendo un’ipotesi più moderata, secondo cui soltanto i contribuenti di età superiore ai 65 anni reagirebbero alla nuova imposta lasciando il Paese, si stima che con l’imposta sulle successioni e sulle donazioni si potrebbero comunque generare entrate tra 500 milioni e 1,1 miliardi di franchi, a fronte però di previste perdite fiscali stimate di circa 1,3–1,7 miliardi di franchi.
Stime e basi di dati
Per stimare le conseguenze finanziarie dell’iniziativa popolare, l’AFC si basa sulle tre fonti seguenti:
i dati della statistica del 2021 sulla sostanza imponibile complessiva delle persone fisiche in Svizzera;
una rilevazione ad hoc condotta presso i Cantoni su singoli dati dei contribuenti con una sostanza netta superiore a 50 milioni di franchi;
una perizia del professor Marius Brülhart dell’Università di Losanna sull’entità e la distribuzione del sostrato fiscale interessato e sugli adattamenti comportamentali delle persone interessate.
Le stime si basano su metodologie rigorose e analisi solide. Tuttavia, come tutte le stime, sono associate a fattori di incertezza.
Secondo le stime, in Svizzera sono circa 2500 i contribuenti che detengono una sostanza superiore a 50 milioni di franchi. Ad essi si aggiunge un numero imprecisato di contribuenti tassati secondo il dispendio che potrebbero essere ugualmente interessati.
Sebbene l’AFC disponga dei dati elencati alla domanda Quali sono le fonti di informazione utilizzate dall’AFC per stimare le conseguenze finanziarie dell’iniziativa?, manca una base empirica che le consenta di prevedere l’effetto delle modifiche fiscali sul comportamento delle persone facoltose. Per valutare le reazioni comportamentali, in particolare la probabilità di partenza delle persone facoltose, l’AFC ha commissionato una perizia esterna al prof. Marius Brülhart.
La perizia apporta competenze scientifiche per formulare ipotesi plausibili sulla mobilità della cerchia di persone interessate utilizzando dati internazionali. La stima esterna integra i dati interni con un fondamento di economia comportamentale.
Oltre all’esame della letteratura scientifica, il perito ha effettuato le proprie stime. Tuttavia, queste si basano su singoli dati provenienti da due Cantoni svizzeri. Grazie alla rilevazione ad hoc, l’AFC disponeva invece di singoli dati più dettagliati provenienti da 24 Cantoni con numerose variabili di fondo che hanno consentito stime più precise.
Per mettere in prospettiva l’imposta proposta sono state prese in considerazione altre esperienze internazionali, in particolare quelle citate in un rapporto dell’OCSE del 2021. Questo rapporto evidenzia notevoli differenze strutturali: mentre alcuni paesi (ad es. Stati Uniti, Regno Unito) applicano imposte sulla massa successoria, la maggior parte di essi, come i Cantoni svizzeri, opta per imposte sulle quote ereditarie. Molti Stati concedono ai parenti stretti franchigie più elevate e aliquote più basse, mentre alcuni (tra cui Austria, Norvegia e Svezia) hanno abolito del tutto tali imposte. Negli Stati che applicano imposte sulle successioni, le aliquote sono per lo più progressive e, per gli eredi non imparentati, possono ammontare anche all’80 per cento (in Belgio). La rilevanza in termini fiscali è generalmente scarsa: in Svizzera nel 2019 la quota era pari allo 0,6 per cento del gettito fiscale complessivo, leggermente superiore alla media dei Paesi dell’OCSE e simile a quella di Spagna, Danimarca, Germania e Paesi Bassi. Va sottolineato che la Svizzera è uno dei pochi Stati membri dell’OCSE che, oltre alle imposte cantonali sulle successioni, applica anche un’imposta sulla sostanza.
Attualmente 24 Cantoni riscuotono un’imposta sulle successioni e 23 di essi anche un’imposta sulle donazioni. Nel 2022 le entrate provenienti da queste imposte sulle successioni e sulle donazioni sono ammontate complessivamente a 1399 milioni di franchi (di cui fr. 1292 mio. per i Cantoni e fr. 107 mio. per i Comuni). Dal confronto con le entrate fiscali complessive dei Cantoni e dei Comuni nel 2022 (fr. 86 977 mio.) e con il gettito fiscale totale degli enti pubblici (Confederazione, Cantoni e Comuni: fr. 162 932 mio.) risulta una quota rispettivamente dell’1,8 per cento e dello 0,9 per cento.
L’imposizione secondo il dispendio («imposizione forfettaria») è prevista sia nell’imposta federale diretta sia nelle leggi fiscali di 21 Cantoni. La Confederazione fornisce ai Cantoni un quadro di riferimento in tal senso nella legge federale del 14 dicembre 1990 sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni (LAID; RS 642.14). Nell’imposizione secondo il dispendio, la base di calcolo dipende dalle spese annue per il mantenimento del tenore di vita e da determinati importi minimi.
A causa della procedura d’imposizione semplificata, i Cantoni non dispongono di un quadro completo della situazione reddituale e patrimoniale delle persone tassate secondo il dispendio. Pertanto, l’AFC, che per valutare le ripercussioni finanziarie dell’iniziativa si basa tra l’altro su una rilevazione ad hoc dei dati condotta presso i Cantoni, non ha potuto tenere conto di questo gruppo di contribuenti nelle sue stime. Il messaggio del Consiglio federale ha fatto espressamente riferimento a questa circostanza. Nemmeno il professor Brülhart ha potuto tenere conto di questo gruppo nelle sue stime e lo ha precisato nella sua perizia.
È presumibile che, anche tenendo conto dei contribuenti tassati secondo il dispendio, le entrate nette diminuirebbero. Se si tiene conto dei contribuenti tassati in base al dispendio, il potenziale teorico del gettito dell’imposta aumenta prima degli adattamenti comportamentali. Tuttavia, per questi contribuenti si presume un grado di reattività alle misure fiscali particolarmente elevato. Queste persone si sono trasferite in Svizzera dall’estero soprattutto per le condizioni quadro fiscali vantaggiose e sono molto mobili. È quindi poco plausibile presumere che i contribuenti tassati secondo il dispendio che sarebbero interessati dall’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni rimarrebbero in Svizzera. Di conseguenza, l’eventuale potenziale aggiuntivo del gettito non dovrebbe essere sopravvalutato.
Aspetti legati alla politica climatica
Il Consiglio federale attribuisce grande importanza a una politica climatica attiva, La Confederazione e i Cantoni perseguono già oggi una politica climatica ed energetica attiva e orientata al principio di causalità, che si riflette in diverse leggi attraverso misure il cui finanziamento è garantito. La LOCli, la legge sul CO2 riveduta e la legge federale sull’energia riveduta contengono una serie di misure di promozione mirate e di incentivi che contribuiscono al raggiungimento dell’obiettivo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050. Con le misure esistenti, ogni anno la Confederazione e i Cantoni mettono a disposizione oltre 2 miliardi di franchi a favore del clima e dell’energia. In tal modo si adempie già una delle principali richieste dell’iniziativa, secondo cui la Svizzera deve contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Già oggi le persone con un patrimonio e un reddito elevati contribuiscono in proporzione maggiore al finanziamento delle misure di protezione del clima. Circa la metà delle risorse di finanziamento delle misure previste dalla LOCli e dalla legge sul CO2 proviene dal bilancio generale della Confederazione. Per quanto riguarda l’imposta federale diretta, circa due terzi delle entrate provengono dal 5 per cento più ricco dei contribuenti, mentre circa un quarto dei contribuenti (con il reddito più basso) non paga alcuna imposta federale diretta.
L’attuale politica climatica punta inoltre su incentivi e misure di promozione mirate e, in ultima analisi, chiama i principali responsabili delle emissioni, come l’industria, a renderne conto.
Un (ulteriore) finanziamento tramite l’imposta sulle successioni non incentiverebbe invece le persone facoltose a ridurre le loro emissioni di CO2, poiché dovrebbero pagare l’imposta a prescindere dalle emissioni da loro prodotte.
L’efficacia della politica climatica non dipende tanto dai mezzi a disposizione, quanto dall’impiego di strumenti mirati. Adottando una politica di promozione con sussidi elevati, si rischierebbe di provocare effetti di trascinamento importanti, impiegare le risorse in modo inefficiente o scoraggiare gli investimenti privati.
Il Consiglio federale licenzia il messaggio concernente l’iniziativa popolare «Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo (Iniziativa per il futuro)»
Nella seduta del 13 dicembre 2024 il Consiglio federale ha licenziato il messaggio concernente l’iniziativa popolare «Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo (Iniziativa per il futuro)». L’Esecutivo respinge l’iniziativa di Gioventù Socialista senza presentare un controprogetto diretto o indiretto.