L’acquisizione privata di Credit Suisse da parte di UBS mediante un sostegno di liquidità garantito dallo Stato accresce la fiducia nel sistema finanziario svizzero e crea stabilità per il sistema finanziario internazionale ed evitare gravi conseguenze per l’economia svizzera; questo al prezzo più basso possibile per lo Stato e i contribuenti. Tutte le autorità di vigilanza estere coinvolte ritengono che la decisione delle autorità svizzere sia ragionevole. Ciò ha permesso di tranquillizzare anche i mercati finanziari internazionali.
In breve
Nel mese di marzo del 2023 Credit Suisse ha dovuto affrontare una grave crisi di fiducia. A metà mese, il Consiglio federale, la Banca nazionale svizzera (BNS) e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) hanno pertanto dovuto intervenire senza preavviso per tutelare l’economia svizzera e prevenire danni per il Paese. Il 19 marzo 2023 il Consiglio federale ha adottato un pacchetto di misure per permettere l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. L’acquisizione da parte di UBS e le misure di accompagnamento statali hanno permesso di stabilizzare durevolmente il sistema finanziario. Tale pacchetto di misure verteva sull’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e comprendeva anche una garanzia della Confederazione a UBS di 9 miliardi di franchi a copertura delle perdite e una garanzia alla BNS di 100 miliardi di franchi per l’erogazione di mutui a sostegno della liquidità di Credit Suisse.
L’11 agosto 2023 UBS ha comunicato il recesso senza sostituzione dal contratto di garanzia con la Confederazione. Al contempo UBS ha rescisso senza sostituzione anche l’accordo tra Credit Suisse e UBS concernente i mutui a sostegno della liquidità con garanzia della Confederazione in caso di dissesto. I mutui sono stati rimborsati integralmente. La risoluzione della garanzia a copertura delle perdite e dei mutui a sostegno della liquidità con garanzia della Confederazione in caso di dissesto è definitiva.
Questi rapporti di garanzia non hanno cagionato alcuna perdita per la Confederazione. Con la loro risoluzione vengono meno anche i rischi ad essi correlati per la Confederazione e i contribuenti.
Schede informative
Domande e risposte
Il fallimento di una banca di rilevanza sistemica come Credit Suisse avrebbe pertanto conseguenze drammatiche per la Svizzera. Le banche in generale e le banche di rilevanza sistemica in particolare assumono un ruolo chiave nel funzionamento di un’economia nazionale, dal momento che le imprese e le economie domestiche dipendono da esse per essere economicamente attive. Le conseguenze del fallimento di una banca di rilevanza sistemica vanno oltre la perdita di contributi fiscali o posti di lavoro presso la banca in questione. Centinaia di migliaia di clienti in tutta la Svizzera, tra cui numerose PMI, non avrebbero più accesso a una parte importante dei propri averi bancari e, in breve tempo, non sarebbero più in grado di ottemperare ai propri obblighi di pagamento. PMI ed economie domestiche in Svizzera non funzionerebbero più. Si rischierebbe così un «grounding» dell’economia nazionale.
Nel caso delle banche di rilevanza sistemica attive a livello internazionale si aggiunge un elevato rischio di contagio. Il fatto che i clienti di una banca di rilevanza sistemica attiva a livello internazionale non possano più disporre dei propri averi causerebbe una perdita di fiducia a livello nazionale e internazionale. Anche banche sostanzialmente sane con sede in Svizzera verrebbero danneggiate. Il fallimento non controllato di una banca di rilevanza sistemica attiva a livello internazionale sarebbe quindi in grado di scatenare una crisi finanziaria globale.
Aiuti a sostegno alla liquidità e rischi per la Confederazione
Nonostante l’approvvigionamento di liquidità proprio alla banca e il sostegno straordinario della BNS, possono verificarsi eventi che provocano una repentina perdita di fiducia nella banca da parte degli operatori del mercato, con conseguenti problemi di liquidità. Questo può accadere anche se la banca soddisfa le esigenze regolamentari in materia di fondi propri. Gli aiuti a sostegno della liquidità sarebbero stati necessari anche in caso di scenari alternativi, ad esempio di un’acquisizione da parte dello Stato.
- 100 miliardi di franchi dalla BNS sotto forma di mutui supplementari a sostegno della liquidità per Credit Suisse e UBS garantiti mediante un privilegio nel fallimento a favore della BNS ma senza garanzia statale della Confederazione (la cosiddetta «Emergency Liquidity Assistance supplementare» o «ELA+»);
- 100 miliardi di franchi dalla BNS sotto forma di mutui a sostegno della liquidità garantiti mediante un privilegio nel fallimento per la BNS, subordinati a severe condizioni, e una garanzia statale della Confederazione («public liquidity backstop», PLB). Il privilegio nel fallimento e le severe condizioni hanno ridotto notevolmente il rischio per la Confederazione. Il contratto tra la BNS e Credit Suisse sul dispositivo PLB è stato rescisso con effetto dall’11 agosto 2023;
- 9 miliardi di franchi al massimo sotto forma di garanzia statale a favore di UBS per la copertura di eventuali perdite all’atto della vendita di determinati attivi di Credit Suisse. Si trattava sostanzialmente di attivi che non corrispondevano alla strategia di UBS. I primi 5 miliardi di eventuali perdite registrate in queste voci sono in ogni caso a carico di UBS. Il contratto di garanzia tra la Confederazione e UBS sull’assunzione delle perdite è stato rescisso con effetto dall’11 agosto 2023.
Elementi non inclusi nel pacchetto del 19 marzo 2023:
- 50 miliardi di franchi dalla BNS sotto forma di sostegno straordinario di liquidità. Questo rientra tra gli strumenti esistenti della BNS a cui le banche possono ricorrere secondo le direttive sugli strumenti di politica monetaria (la cosiddetta «Emergency Liquidity Assistance», ELA). Il 16 marzo 2023 Credit Suisse ha comunicato di aver prelevato fino a 50 miliardi di franchi in virtù di tali direttive.
Se si tratta di mutui supplementari a sostegno della liquidità ai sensi dell’ordinanza emanata in virtù del diritto di necessità, in caso di fallimento i mutui in essere della BNS vengono collocati in seconda classe e quindi rimborsati subito dopo la prima classe (tra cui i salari degli impiegati, i contributi alle assicurazioni sociali) dalla massa fallimentare. All’interno della seconda classe, questi crediti sono classificati dopo quelli privilegiati (ad es. contributi alle assicurazioni sociali, depositi privilegiati), ma prima di tutti gli altri crediti della terza classe.
I mutui a sostegno della liquidità con garanzia in caso di dissesto e la garanzia a copertura delle perdite hanno portato nelle casse della Confederazione circa 200 milioni di franchi (40 mio. per la garanzia a copertura delle perdite, 100 mio. per il premio per la messa a disposizione del dispositivo PLB e 60,6 mio. per il premio di rischio per il dispositivo PLB effettivamente utilizzato). Una parte di questi fondi è stata già versata, mentre la parte restante deve essere pagata nell’anno in corso. Ciò ha permesso di coprire uscite per consulenze esterne da parte di esperti cui la Confederazione ha fatto ricorso in relazione alla garanzia a favore di UBS.
Sul piano internazionale, la garanzia statale della liquidità fa parte degli strumenti standard per far fronte a situazioni di crisi. Questi strumenti possono costituire una premessa critica per la continuazione dell’attività operativa di una banca di rilevanza sistemica. Le garanzie statali di liquidità («Public Liquidity Backstop», PLB) si fondano sulle raccomandazioni del Financial Stability Board (FSB) e sono state introdotte in diverse Giurisdizioni (ad es. Stati Uniti, Regno Unito, Unione europea) in differenti forme. Il Consiglio federale ha dovuto intervenire emanando un’ordinanza basata sul diritto di necessità perché la Svizzera non dispone di PLB disciplinate a livello di legge. Basandosi sulla sua decisione di principio dell’11 marzo 2022, il 25 maggio 2023 il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione sull’introduzione di un dispositivo PLB per rafforzare la stabilità del settore finanziario.
Poiché i rispettivi contratti sono stati rescissi, gli impegni finanziari per la Confederazione sotto forma di crediti d’impegno vengono meno. Di conseguenza, la Confederazione non è più esposta ad alcun rischio finanziario a questo riguardo.
Garanzia a copertura delle perdite
A inizio marzo Credit Suisse si è trovata a dover fronteggiare una crisi di fiducia. La banca non era più in grado di ristabilire con le proprie forze la fiducia dei mercati e dei propri clienti né di evitare un fallimento o un risanamento. Tale situazione ha esposto a squilibri imprevedibili anche l’economia svizzera. Con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è quindi stato possibile evitare gravi conseguenze. L’acquisizione si è rivelata la soluzione complessiva più opportuna per l’economia e la stabilità finanziaria della Svizzera. Un elemento centrale dell’acquisizione è il fatto che la Confederazione si sia dichiarata disposta ad assumere eventuali perdite derivanti dalla liquidazione di determinati attivi per un importo massimo di 9 miliardi di franchi, se UBS si sarà già fatta carico di almeno 5 miliardi di franchi di tali perdite. Il contratto concluso disciplinava i dettagli di questa garanzia. L’analisi approfondita degli attivi ripresi con l’acquisizione di Credit Suisse ha richiesto tempo e UBS è giunta alla conclusione che la garanzia non è più necessaria.
UBS ha completato l’acquisizione di Credit Suisse il 12 giugno 2023. Da quel momento la banca ha potuto valutare meglio a quanto ammontano effettivamente i rischi di perdita risultanti dagli attivi di Credit Suisse definiti nel contratto di garanzia. Con il recesso, UBS rinuncia alla garanzia della Confederazione a copertura delle perdite per questi attivi. La Confederazione ha così raggiunto l’obiettivo fissato di rendere possibile l’acquisizione di Credit Suisse e in tal modo stabilizzare la piazza finanziaria senza incidere sul bilancio dello Stato.
Il recesso è il risultato di una libera decisione di UBS. Il contratto di garanzia permette in qualsiasi momento un recesso immediato da parte di UBS.
Sì, UBS può recedere dal contratto di garanzia in qualsiasi momento e rinunciare così alle prestazioni di garanzia della Confederazione.
La risoluzione del contratto di garanzia è definitiva, pertanto UBS rinuncia volontariamente alla garanzia della Confederazione a copertura delle perdite. La base legale necessaria a tale scopo (art. 14a dell’ordinanza del 16.3. 2023 concernente mutui supplementari a sostegno della liquidità e la concessione da parte della Confederazione di garanzie in caso di dissesto per mutui a sostegno della liquidità erogati dalla Banca nazionale svizzera a banche di rilevanza sistemica) si applica per un periodo di sei mesi dalla sua entrata in vigore, ovvero fino al 16 settembre 2023. Senza una base legale e senza l’approvazione del relativo credito d’impegno da parte del Parlamento, la Confederazione non può concludere alcun nuovo contratto di garanzia.
In relazione al contratto di garanzia, la Confederazione si è rivolta a consulenti esterni specializzati, allo scopo di ridurre al minimo i rischi per la Confederazione e i contribuenti. Le relative spese sono ampiamente coperte tramite l’emolumento per la stipulazione del contratto («set-up fee »), pari a 40 milioni di franchi.
UBS ha versato 40 milioni di franchi a titolo di emolumento per la stipulazione del contratto. La prima tranche di 20 milioni è stata pagata alla fine di giugno e la seconda deve essere versata entro la fine di settembre.
«Public liquidity backstop» (PLB)
A fine maggio 2023 Credit Suisse aveva rimborsato interamente alla BNS le somme prelevate nell’ambito del sostegno alla liquidità con garanzia della Confederazione in caso di dissesto (il cosiddetto «public liquidity backstop», PLB). La conseguenza logica è stata la risoluzione del contratto di mutuo tra la Banca nazionale svizzera (BNS) e Credit Suisse e del contratto di garanzia tra la Confederazione e la BNS.
Il contratto tra la BNS e Credit Suisse SA è stato rescisso consensualmente. Con la risoluzione dei contratti per la concessione di mutui a sostegno della liquidità con garanzia in caso di dissesto per un importo massimo di 100 miliardi di franchi («public liquidity backstop», PLB) decade anche la garanzia della Confederazione. Quest’ultima non ha dovuto effettuare pagamenti coperti da tale garanzia né ha subito perdite. Nel complesso, la garanzia in caso di dissesto sui mutui concessi dalla BNS a Credit Suisse ha fruttato alla Confederazione fino alla rescissione entrate pari a 160,6 milioni di franchi.
Il recesso dalla garanzia statale della liquidità («public liquidity backstop», PLB) è definitivo. Con esso, Credit Suisse (e UBS quale successore in diritto) rinuncia volontariamente ai mutui a sostegno della liquidità con garanzia della Confederazione in caso di dissesto. Con la garanzia decade anche il relativo credito d’impegno della Confederazione, senza il quale non è possibile stipulare un eventuale nuovo contratto di garanzia.
In parte. Il progetto posto in consultazione ha lo scopo di trasporre nel diritto ordinario le basi per lo strumento PLB introdotte nel marzo 2023 dal Consiglio federale mediante ordinanza sulla base del diritto di necessità come pure ulteriori misure adottate allora a sostegno dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Il recesso dai contratti non ha alcuna conseguenza sulle disposizioni del diritto ordinario, ossia sull’introduzione dello strumento PLB. Saranno trasposte nel diritto ordinario soltanto le disposizioni del diritto di necessità ritenute ancora necessarie.
Diritto di necessità
Sebbene la regolamentazione vigente abbia rafforzato la base di capitale e la liquidità delle banche di rilevanza sistemica, finora il Consiglio federale ha tuttavia deciso soltanto i parametri fondamentali riguardo alla possibilità di concedere una garanzia statale a sostegno della liquidità del settore pubblico («Public Liquidity Backstop»), uno strumento che si è dimostrato efficace a livello internazionale. Il pertinente progetto di legge è in corso di elaborazione. Considerate le forti turbolenze sui mercati che Credit Suisse ha dovuto affrontare, in virtù del diritto di necessità di cui agli articoli 184 e 185 della Costituzione federale, l’Esecutivo ha ora deciso di emanare disposizioni riguardo a tale strumento. Questa decisione è stata presa al fine di garantire la stabilità dell’economia svizzera e del sistema finanziario internazionale.
Gli atti normativi emanati dal Consiglio sulla base degli articoli 184 capoverso 3 e 185 capoverso 3 Cost. sono sempre limitati nel tempo. Qualsiasi ordinanza di necessità decadrebbe dopo sei mesi se entro tale termine il Consiglio federale non avesse presentato al Parlamento un messaggio (art. 7d LOGA). Le misure adottate in attuazione dell’ordinanza di necessità mantengono la loro validità per ragioni di certezza del diritto.
In tale contesto si rimanda alle spiegazioni relative all’ordinanza (art. 6 cpv. 3).
Nel presente caso sussiste un interesse straordinario al mantenimento del segreto, in particolare in considerazione di segreti d’affari e dei negoziati in corso. È importante che le autorità ricevano dalle banche di rilevanza sistemica tutte le informazioni essenziali. La Ltras ostacolerebbe tale processo, poiché gli istituti interessati dovrebbero temere che le autorità sarebbero obbligate a concedere l’accesso alle informazioni e ai documenti messi a disposizione. Di conseguenza gli istituti potrebbero non fornire queste informazioni, fornirle in modo incompleto o con grande ritardo.
Peraltro tale regolamentazione è già stata applicata nel quadro della legge federale del 20 dicembre 1957 sulle ferrovie e dell’attivazione del piano di salvataggio per Axpo Holding SA (settembre 2022).
Cionondimeno, le autorità informano l’opinione pubblica in merito a elementi, parametri e condizioni quadro importanti. Si rimanda tra l’altro alla conferenza stampa del Consiglio federale del 19 marzo 2023, alle spiegazioni relative all’ordinanza di necessità e alle informazioni disponibili sul sito del DFF, aggiornate regolarmente.
Scenari alternativi
Un’acquisizione da parte di un’altra banca o dello Stato oppure un risanamento secondo la regolamentazione TBTF: il 19 marzo 2023, per risolvere i gravi problemi di Credit Suisse, vi erano quindi diverse opzioni possibili. Dopo un esame approfondito degli scenari, il Consiglio federale ha tuttavia ritenuto che la soluzione complessiva più opportuna per l’economia e la stabilità finanziaria della Svizzera fosse l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
Altre opzioni rispetto all’acquisizione da parte di UBS:
- nazionalizzazione di Credit Suisse («Temporary Public Ownership», TPO): per ragioni di ordine politico e giuridico nonché per considerazioni legate ai rischi, l’opzione di una nazionalizzazione temporanea di tutto il gruppo Credit Suisse non è stata valutata in prima istanza nell’ambito dei lavori preparatori ed è stata scartata in vista della possibilità concreta di un’acquisizione nell’economia privata. Con la nazionalizzazione di Credit Suisse, la Confederazione avrebbe dovuto assumersi tutti i rischi della banca e della sua direzione;
- risanamento della banca secondo il regime TBTF, compreso un bail-in al fine di assorbire le perdite necessarie derivanti dai successivi lavori di ristrutturazione: la massiccia perdita di fiducia in Credit Suisse che prima del fine settimana del 18 e 19 marzo era tale da far dubitare che un nuovo aumento di capitale e un risanamento sarebbero stati in grado di ripristinare la fiducia necessaria.
- fallimento con l’attivazione del piano di emergenza: nella situazione attuale, la decisione di lasciar fallire il gruppo finanziario attivando il piano di emergenza svizzero per mantenere in particolare le funzioni di rilevanza sistemica in Svizzera avrebbe molto probabilmente destabilizzato fortemente i mercati finanziari. L’operazione non avrebbe inoltre garantito che, in una situazione simile, la banca svizzera superstite, una volta scorporata, sarebbe stata in grado di riguadagnare la fiducia dei mercati in modo duraturo.
Uno scorporo dell’attività svizzera significa lasciar fallire tutto il gruppo bancario, mantenendo soltanto le funzioni di rilevanza sistemica per la Svizzera.
Il Consiglio federale e le autorità di vigilanza hanno giudicato questo scenario decisamente troppo rischioso a fronte delle tensioni che attualmente attraversano i mercati finanziari in tutto il mondo.
Questo per due ragioni:
- Prima di tutto, in un contesto estremamente fragile come quello attuale, avrebbe potuto innescare una crisi finanziaria internazionale, con un impatto enorme sulla piazza finanziaria svizzera.
- In secondo luogo, la fiducia dei clienti è stata messa talmente a dura prova anche nei confronti della banca svizzera che l’attuazione del piano di emergenza avrebbe comportato grandi rischi anche per quella parte dell’attività.
Esistono tuttavia aspetti del regime TBTF che si sono dimostrati molto validi. È stato infatti grazie alle prescrizioni più severe in materia di capitale e liquidità che anche CS ha potuto sopravvivere ad alcune turbolenze. Alla fine si era però giunti a un punto in cui non è stato più possibile contenere la perdita di fiducia.
Regolamentazione
Le misure «too big to fail» (requisiti in materia di capitale e liquidità più elevati nonché migliori possibilità di risanamento e liquidazione) sono adatte per ridurre la necessità di un intervento dello Stato. Il settore finanziario della Svizzera è nel complesso stabile anche grazie a queste misure. In caso di deflussi di denaro ingenti e repentini, Credit Suisse, anche se dispone di un capitale sufficiente e per molto tempo di un’elevata liquidità, ha perso la fiducia degli investitori in brevissimo tempo e rischia il fallimento. La possibilità di un aiuto statale a sostegno della liquidità è in corso di elaborazione a livello legislativo, ma le pertinenti disposizioni non sono ancora entrate in vigore. Per garantire la stabilità dell’economia nazionale e del sistema finanziario della Svizzera, è stato quindi necessario ricorrere al diritto di necessità.
La regolamentazione vigente è soggetta a costante verifica e, se del caso, viene adeguata in base agli ultimi sviluppi. Concretamente, al momento sono in corso i lavori per l’introduzione di un aiuto al sostegno della liquidità del settore pubblico («Public Liquidity Backstop»). Inoltre, sono già stati decisi requisiti ancora più elevati relativi alla dotazione di liquidità delle banche di rilevanza sistemica che sono entrati in vigore il 1° luglio 2022 e che devono essere soddisfatti entro la fine del 2023.
A fine marzo 2023, il Consiglio federale ha deciso di rivedere l'acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS e di valutare il quadro too-big-to-fail. A tal fine, il Consiglio federale si basa sull'articolo 52 della legge bancaria, che lo obbliga a presentare regolarmente un rapporto sulle banche di importanza sistemica. Il prossimo rapporto dovrebbe essere disponibile all'inizio di aprile 2024. Per la preparazione del rapporto, il Dipartimento federale delle finanze ha istituito un gruppo di lavoro guidato da Jean Studer, ex presidente del Consiglio di banca della Banca nazionale svizzera. Si veda:

Conseguenze per soggetti terzi
Per la durata dell’aiuto statale, Credit Suisse non ha potuto versare dividendi. Inoltre, conformemente all’articolo 10a della legge sulle banche, il Consiglio federale ha ordinato misure concernenti le retribuzioni.
Sì, è stata creata una base legale più chiara per l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, affinché una parte dei fondi propri regolamentari di Credit Suisse possa essere ammortizzata (i creditori privati devono farsi carico di una parte dei rischi con un importo di 16 mia. fr2). In questo modo si garantisce che, oltre alle misure statali, vengano attuate anche misure private.
2 Adeguamento del 20.3.2023: «circa 17 mia. fr.» è stato corretto con «16 mia. fr.».
Sì, depositi fino a 100 000 franchi sono garantiti, anche in caso di fallimento. Con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e la garanzia della liquidità da parte dello Stato viene accresciuta la fiducia nella stabilità della banca.
Finora non vi sono indizi di alcun genere che lascino presagire simili sviluppi. Se del caso, esistono però le regolamentazioni e gli strumenti pertinenti.
Impiegati e salari
Le retribuzioni variabili attualmente non ancora versate ai tre massimi livelli gerarchici di Credit Suisse verranno soppresse (per la direzione), ridotte del 50 per cento (per il primo livello gerarchico al di sotto della direzione) o del 25 per cento (per il secondo livello gerarchico al di sotto della direzione). In tal modo si tiene conto del diverso grado di responsabilità dei quadri superiori per la situazione di Credit Suisse. In aggiunta Credit Suisse dovrà esaminare la possibilità di restituire retribuzioni variabili già versate e redigere un pertinente rapporto da presentare alla FINMA. Prima che l’acquisizione giunga a compimento, verranno inoltre soppresse o ridotte in maniera proporzionale tutte le retribuzioni variabili da versare nel 2023. Le misure concernono circa 1000 collaboratori e retribuzioni variabili per 50–60 milioni di franchi.
La garanzia della Confederazione non si è rivelata necessaria perché la banca versava in difficoltà finanziarie, bensì è stata concessa in vista di una possibile soluzione per la situazione di Credit Suisse. Se la banca non è più in grado di offrire un sistema di retribuzione competitivo, vi è il pericolo che ne risulti un rischio consistente per la stabilità operativa e, in ultima analisi, per l’intera attività di UBS. Occorre evitare tali circostanze.
UBS è tuttavia tenuta a istituire un’unità organizzativa separata incaricata di liquidare il portafoglio. I collaboratori di tale unità incaricati di realizzare gli attivi devono applicare regolamentazioni in materia di compensazione volte a promuovere incentivi. I valori patrimoniali devono essere gestiti in modo tale da ridurre al minimo le perdite e massimizzare i ricavi dalla realizzazione degli attivi.
Le cifre in sintesi
Stato definitivo all’11 agosto 2023
Premio annuo pari allo 0,25 per cento per la messa a disposizione della garanzia statale di 100 miliardi di franchi per mutui a sostegno della liquidità («public liquidity backstop», PLB):
- premio maturato (cumulato dal 19.3.2023):
fr. 100,7 mio.
(versati solo alla scadenza dell’accordo di credito)
- premio di rischio annuo pari all’1,5 per cento per i mutui a sostegno della liquidità utilizzati ( PLB)
premi versati (cumulati dal 20.3.2023):
fr. 60,6 mio.
PLB: oltre al premio per la messa a disposizione della garanzia e al premio di rischio dovuti alla Confederazione, Credit Suisse corrisponde alla BNS interessi e un premio di rischio.
I mutui supplementari della BNS a sostegno della liquidità (senza garanzia statale) non sono riportati in questa sede.
Contratto di garanzia a copertura delle perdite di UBS: diritto di garanzia
Stato all’11 agosto 2023
- Emolumento per la stipulazione del contratto («initial set-up fee»):
fr. 20 mio. (fine settembre: 2a tranche di fr. 20 mio.)
- Emolumento annuo a copertura di determinati costi correnti della Confederazione («annual maintenance fee»), pari allo 0,4 per cento di 9 miliardi, ossia 36 milioni all’anno (da ottobre 2023):
fr. 0
- Premio di rischio annuo («annual drawn portion fee») pari allo 0–4 per cento di 9 miliardi a seconda delle perdite realizzate e attese:
fr. 0
Documentazione
Iniziativa parlamentare: Istituzione di una CPI per esaminare le responsabilità delle autorità e degli organi coinvolti nella fusione d’urgenza di Credit Suisse con UBS (PDF, 215 kB, 02.06.2023)Rapporto dell’Ufficio del Consiglio nazionale del 30 maggio 2023
Parere del Consiglio federale
Necessità di riforme in seguito al tracollo di Credit Suisse (PDF, 1 MB, 19.09.2023)Rapporto del gruppo di esperti sul-la stabilità delle banche del 2023 - Originalsprache Deutsch
Comunicati stampa
Modifica dell'Ordinanza concernente mutui supplementari a sostegno della liquidità
Conferenza stampa del 19 marzo 2023
Ultima modifica 13.11.2023